Stars don’t carry their own baggage — intervista con il tour manager Rikk Feulner
I ragazzi di Dream Theater USA si sono seduti a tavolino per un’intervista con Rikk Feulner, tour manager esperto con oltre 40 anni di esperienza all’attivo; una vita in viaggio con 38 band diverse, attualmente Tour Manager dei Dream Theater da ben 21 anni.
Rikk ha appena aggiunto le parole “autore/scrittore” al suo curriculum, vista la recente pubblicazione del suo primo libro: "Stars don’t carry their own baggage".

Rikk ci accompagna in un viaggio nel mondo dei tour e di come questo è diventato l'ispirazione per il suo libro appena pubblicato. Il libro è una raccolta di tante storie ed episodi curiosi, affascinanti capitati durante le varie tournée in tutto il mondo, ma è volutamente romanzato e ha come soggetto una band di fantasia: i "Cherry Thieves", una band emergente nel panorama rock degli anni 80.
Abbiamo deciso di tradurre questa intervista perché una delle pochissime interviste concesse in passato da Rikk ad un Fan Club risaliva al 2006 (la potete reperire su Metropolzine 26); pertanto abbiamo colto al balzo la possibilità di tradurre questa intervista che vi avvicinerà un po' di più a quello che succede prima, durante e dopo un concerto e soprattutto vi farà scoprire aneddoti inerenti fatti veramente successi... (a voi scoprire quale tra i tanti capitoli sono effettivamente riconducibili ai vostri beniamini americani)
Cosa ti ha ispirato l'idea di scrivere un libro, e come hai iniziato?
Fondamentalmente il COVID. Durante il periodo del COVID il mondo della musica e la maggior parte del mondo sono stati chiusi. Non c'era lavoro e non c'era niente da fare. Camminavo dentro casa, avanti e indietro, tutto il giorno, tutti i giorni, e mia moglie diceva: "Devi fare qualcosa!". Così ho iniziato a prendere appunti per un libro. Ho avuto tantissimo tempo a disposizione, tempo che non avevo mai avuto prima quando ero in tour. Ho lavorato con 38 band diverse, quindi ho passato del tempo a pensare a una band alla volta, il che ha richiesto un paio di settimane. Cercare di ricordare episodi anche di quarant'anni fa non è facile quando hai una certa età.
Ho scelto le 50 storie migliori, raccolte in paragrafi e li ho inviati a un editore che conoscevo. Sono passate un paio di settimane e lui ha risposto dicendo: “Ascolta, adoro le storie. Penso che siano fantastiche. Ti daremo un contratto editoriale, ma devi nominare tutte le band e tutti gli artisti”.
Questo ti ha fatto considerare di trasformare il libro in un racconto di fantasia?
Come ho detto, l’editore voleva i “nomi”, voleva che citassi tutte le band e gli artisti protagonisti delle storie che raccontavo, ma non volevo scrivere un libro del genere. Sto ancora lavorando e ho molti amici nel mondo della musica.
Ho trascorso tutta la mia carriera facendo amicizie e lavorando in questo settore. Perché dovrei voler buttare tutti sotto l'autobus? Non volevo farli divorziare, non volevo sciogliere le loro band, non volevo che il management venisse licenziato. Non aveva senso fare una cosa del genere...
Ho quindi risposto all’editore: "No, non succederà". E lui mi disse: "beh, faresti molti più soldi se lo facessi". "Non mi interessano i soldi" fu il mio commento finale.
È per questo che hai deciso di scrivere di una band immaginaria?
Sì, ero un po' deluso e un giorno, mentre guidavo, ho pensato: "Perché non inventare una band immaginaria a cui fare raccontare tutte le mie storie?" Perché devono essere "quelle" band? Potrebbe essere qualsiasi band quella di cui parlo nel libro; perché queste cose possono capitare a chiunque. Quindi quello che ho fatto è stato iniziare a scrivere avendo come soggetto una band immaginaria.
La cosa divertente è che il nome della band è stata probabilmente la parte più difficile dell'intero libro. Non sto esagerando, ho cambiato il nome della band cinque volte durante la stesura. Ad un certo punto mi sono trovato con 20/30 nomi di band diverse nella testa. Sono andato online e ho iniziato a cercarli tutti e sono rimasto sbalordito dal fatto che ogni nome di band da me inventato fosse già utilizzato.
Le cose più stupide, come anche "Stop Sign". Ho pensato che non esistesse una band chiamata così. Oh, c'è una band chiamata "Stop Sign". Alla fine, ho pensato che anche "Cherry Thieves" fosse già stato preso. Quindi ho chiesto a due amici esperti di computer, di setacciare Internet e vedere se riuscivano a trovare qualcosa su questa band. Entrambi mi hanno risposto tre o quattro giorni dopo e hanno detto che non c’era niente con quel nome, ed è così che avevo trovato i protagonisti del mio libro. La cosa curiosa è che in questo modo tu non puoi capire quale band reale è protagonista di questo o quel capitolo della storia.

Abbiamo letto il libro, ed è stata una lettura piacevole. È difficile credere che alcune storie fossero vere, come quella sul ritrovamento di un corpo nascosto in un materasso a molle in un hotel. Ti viene da pensare: “no, questo non può essere vero"
Ogni singola storia nel libro è vera. Voglio dire, la cosa del cadavere è stata piuttosto disgustosa. Posso ancora ricordare quell’episodio come se fosse successo ieri.
Alcune persone pensano semplicemente che l'intero libro sia davvero divertente, e alcune persone dicono: “Wow, è successo davvero? Non è possibile che sia successo”. Molte persone adorano anche la storia del matrimonio, dove scoppia la rissa. Ed è tutto vero. Che tu ci voglia credere o no, è tutto vero.
C'erano delle storie che volevi davvero inserire nel libro e non ci sei riuscito?
Oh, ce ne sono tonnellate. Probabilmente ho ancora 30 o 40 storie che non ho usato o che non ho potuto usare a causa della natura della storia. Il libro è ambientato nel 1985 prima di Internet, prima che esistessero i video, le chiamate Zoom e tutta la tecnologia che abbiamo oggi. Nel 1985 non ce l'avevamo. La maggior parte delle persone non aveva nemmeno il cellulare. Quindi c'erano molte altre storie che si riferiscono ai giorni nostri che non potevo proprio usare.
Ho anche lavorato con artiste donne e non potevo usare nessuna di quelle storie perché non avrebbero avuto senso con la trama dei “Cherry Thieves”. Quindi sì, ho ancora molte storie e forse un giorno scriverò un altro libro e le userò.
Questa sarebbe stata la mia prossima domanda, ci sarà mai un sequel?
Non so quando avrò il tempo di farlo ora che, per fortuna, il mondo della musica è ripartito. Magari quando andrò in pensione… ci penserò, ma a dire il vero, diverse persone mi hanno chiesto “Quando esce il prossimo libro?” Sono entusiasta di pensare ad una seconda parte! Se decido di fare un altro libro, riguarderà il lato più oscuro del mondo della musica.
Come quando la band prima diventa famosa e poi inizia il declino; iniziano a litigare tra loro e si fanno causa a vicenda. Le persone non conoscono quel lato, sentono che i Mötley Crüe si fanno causa l'un l'altro, ma non sanno quanto spesso succedono queste cose.
C'è stata una signora che ha letto il libro e mi ha scritto dicendo: "Ho letto il tuo libro e adoro le storie che hai scritto, ma c'è una cosa che mi perseguita e non so perché. Credo di non aver mai pensato a cosa succede ai musicisti quando invecchiano, sai, quando arrivi ad una certa età e non puoi più fare le cose che facevi prima.”
Si riferiva alla storia del musicista che suonava la chitarra acustica e aveva la cocaina su tutto il naso. Lei dice: "Puoi dirmi chi era?" Era davvero infastidita da questo. Quindi le ho detto chi era, ma non ne aveva mai sentito parlare. Quindi a ogni storia, persone diverse reagiscono in modo diverso.
Quindi parliamo della tua carriera. Da quanto tempo lavori nel mondo della musica?
40 anni. È molto tempo, non ho mai avuto un altro lavoro.
Ho iniziato a suonare quando ero al liceo e, dopo la scuola, suonavo in alcune band locali. Nessuna di queste ha fatto bene, si scioglievano tutte ed era sempre molto deprimente. Io, invece, volevo fare qualcosa ma nessuno lo prendeva sul serio.
Poi, una band nella zona di Albany iniziò a diventare molto popolare. Iniziarono a girare su MTV e hanno iniziato a fare molti tour. Stavano cercando persone che lavorassero con loro. Quindi ho trovato un lavoro con loro in tournée nel nord-est degli Stati Uniti. Ho anche lavorato con un paio di band locali, facendo lavori di luci e back-line, sai, tecnico della chitarra e tecnico della batteria. È così che ho iniziato poi, un paio di anni dopo, a fare il tour manager.
Ho continuato a imparare tutto quello che potevo sull'attività e cercare di fare nuove amicizie e passare al livello successivo. A quel punto ho deciso che la mia carriera musicale era finita e ho capito che non avrei avuto successo come musicista. Ho deciso quindi di lavorare nell'altro lato del mondo della musica, la parte dietro le quinte.
Leggendo il libro si ha la sensazione che tu abbia così tanti ruoli e responsabilità differenti. Per le persone che non lo sanno: cosa fa il Tour Manager in un tour?
Hai due ore di tempo? C'è molto da dire su questo mondo; proverò a farti un “Bignami”. Praticamente sono una babysitter professionista per le band, sono sempre l'adulto nella stanza. Quando le band litigano per questo o quello, io sono quello che dice: "Ascolta, la cosa migliore per la band è questo, e questo è quello che dovremmo fare".

Sono anche il contabile del tour. Tutto il denaro che entra e tutto il denaro che esce è sotto la mia responsabilità; sono responsabile di ogni centesimo, che in alcuni casi può essere anche milioni di dollari. Quindi, se mi viene assegnato un budget dal manager della band cerco di mantenerlo durante tutto il tour; il che non è facile perché combatti sempre con le band perché vogliono questo e vogliono quello. Ed è come: “No, non puoi averlo. Non è nel budget, se vuoi, chiama il tuo manager ma non urlare contro di me”.
Mi occupo anche di tutti gli alloggi in hotel, collaboro con l'agenzia di viaggio nella prenotazione dei bus, i biglietti aerei o, se abbiamo un jet privato, occupandomi anche del noleggio di quello. Succedono così tante cose: il check-in e il check-out dagli hotel, la gestione e il pagamento degli autisti dei tourbus, dare loro i soldi per la benzina e tenere tutto sotto controllo.
Mantenere tutti in orario e, ad essere onesto con te, un tour è come essere nell'esercito dove tutto deve essere estremamente puntuale e non ci sono margini di errore. Devi lasciare l'hotel in orario, devi fare il soundcheck in orario, le porte devono aprirsi in orario, gli spettacoli devono iniziare in orario, gli spettacoli devono finire in orario, perché un piccolo ritardo sulla fine di un concerto potrebbe costare alla band migliaia e migliaia di dollari. Un concerto per il quale abbiamo sforato di 5 minuti sull’orario fissato per la fine ci è costato anche 10.000 dollari.
Devi essere sempre operativo e affrontare tutto ciò con la massima cura. Sono anche quello che si siede con il promotor ed esamina il bilancio di ogni spettacolo: tutti i soldi che sono entrati e tutti i soldi che sono usciti. E talvolta si discute con loro su cose che semplicemente non vanno, che spesso sembrano senza senso. Ad esempio, se dicono “Abbiamo speso 10.000 dollari per il catering". E io penso: “Non è possibile, abbiamo mangiato solo pizza, come potete aver speso tutti quei soldi solo per delle pizze!”
Poi scopri che non hanno speso neanche 1000 dollari ma cercano di convincerti del contrario. A volte trattare con i promoter e gestire un ingente quantitativo di denaro è la parte più importante del mio lavoro. Praticamente sono una babysitter ed un contabile. Dovrei creare un nuovo supereroe chiamato “Accounting Babysitter” (lasciato volutamente in lingua originale N.d.R.)
Sembrano molte responsabilità…
Sì, e c'è molto di più. Ci sono le interviste che vanno tutte schedulate e per le quali devo assicurarmi che la band le faccia. Dire alla gente di no, perché la band non vuole fare qualcosa... questo, tra l’altro, è spesso molto divertente. Da qualche anno c’è anche tutta l’organizzazione dei Meet and Greet dei VIP Tickets.
C'è molto da fare e non finisce mai. Si dorme quando si può. Per fortuna ho un buon sonno; potrei sdraiarmi sul pavimento proprio qui e dormire immediatamente. È un grande regalo che mi è stato fatto. Ho imparato che, se abbiamo un'ora di volo, dormirò per tutta l'ora, un’ora di sonno guadagnata. I ragazzi della band mi odiano, perché posso salire su un aereo, mettere la testa contro il finestrino e dormire prima che l'aereo decolli e svegliarmi quando atterra. Lo faccio da anni e anni, quindi è un po' radicato nella mia anima, ma devi farlo per sopravvivere.
Hai dei tempi morti mentre sei in tour?
Assolutamente no, almeno in tour. Quando sono a casa, ho dei tempi morti, pochi ovviamente. Ma in tour, praticamente lavoro 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non esiste un "giorno libero".
Quello che per la band si chiama “Day Off”, noi lo chiamiamo un "giorno di non spettacolo". Lavori sempre tutto il giorno anche se quella sera non c'è nessun concerto in programma. Anche il production manager lavora con me nei giorni di “non spettacolo”, semplicemente ci portiamo avanti pensando ai giorni successivi, immaginando in anticipo a quali problemi potremmo andare incontro cercando di risolverli prima che diventino critici.
A volte mi siedo e penso: “La prossima settimana dovremo volare in Florida, come arriveremo all’aeroporto? Come faremo il transfer dall’aeroporto all’hotel?”. Penso sempre tutto in anticipo e a tutte le cose che dovrò organizzare in modo che tutto venga eseguito correttamente e senza intralci. C’è sempre tantissimo da fare come avrai capito e quel “tantissimo” non finisce mai.
Deve ancora partire il tour asiatico dei Dream Theater ed io sto già pensando al prossimo tour estivo negli Stati Uniti, tour che non inizierà prima di un paio di mesi ma, insieme al production manager stiamo già pianificando tutto.
È incredibile ed estenuante! Viaggiare è diventato più impegnativo dopo il COVID? Anche solo per le persone normali la prenotazione dei voli è diventata più impegnativa con ritardi, cancellazioni, ecc.
Non tanto con la prenotazione dei voli, ma viaggiare in altri paesi è diventato più impegnativo perché ogni paese ha requisiti COVID diversi. Alcuni ti fanno compilare un modulo, in altri hai bisogno di una tessera COVID per dimostrare che hai fatto i vaccini, ci sono le app sul cellulare, i tamponi da fare per quelli che non hanno fatto i vaccini. Ci sono molti più passaggi. Il production manager ed io ci lavoriamo costantemente.
Il COVID ha cambiato alcune cose e, a causa del COVID, molte band non fanno più incontri con fans e amici, poiché le persone si stanno ancora contagiando ed un artista non può permettersi che un concerto o un intero tour saltino per via di un contagio COVID.
Abbiamo parlato di tutte le cose che fai e di tutte le responsabilità che ne derivano, ma qual è la cosa che preferisci del tuo lavoro? Cosa ti piace di più?
Io e il production manager abbiamo un detto, quando la band sale sul palco: "Abbiamo mandato i ragazzi a scuola". Quell'ora e mezza, o due ore, sono il nostro momento tranquillo durante il quale possiamo svolgere altro lavoro.
Una volta che le luci dell’arena si spengono e la band è sul palco è fatta. È a questo che serve tutto il lavoro che faccio durante la giornata. Si tratta solo di preparare lo spettacolo, portare la band sul palco, rendere felici i fan presenti e poi finire in tempo, fare le valigie ed arrivare puntuali per lo spettacolo successivo. Non tutti i giorni sono stressanti ma, ci sono giornate che lo sono veramente; fa parte del mestiere.
Arrivare alla fine di un concerto ti rende felice, lo sai? È come un qualsiasi altro lavoro, quando fai la tua parte e va tutto bene sei felice e ti dici “L’ho fatto!”, è come un senso di realizzazione. Ti sembra di aver fatto qualcosa di buono nella tua vita e, solo sapere che i fans sono felici rende felice anche me che sono pur sempre un fan della musica.
Tra l’altro possiedo migliaia tra CD, vinili, DVD, bootlegs e posso capire quanto i fans siano entusiasti di vedere la loro band preferita sul palco. Anche io sono come loro e sono felice che lo “spettacolo” stia proprio accadendo sul palco, davanti a loro.
Qual è, secondo te, una delle cose più impegnative del tuo lavoro?
Beh, questo varia da band a band. Una delle maggiori sfide è, come ho detto prima, tutti i diversi requisiti COVID ovunque tu vada nel mondo. Un giorno non c'è niente e poi il giorno dopo, ci sono tipo cinque cose diverse che vogliono, e questo test, e quel test, e cerchi solo di mantenere tutto in ordine. Puoi andare in Sud America un mese, e poi in Asia un altro mese, ed è tutto totalmente diverso.
Per quanto riguarda le band, il trucco è tenere tutti assolutamente puntuali. Gestire tutte le loro piccole bolle personali da cui vengono catturati costantemente, dimenticandosi completamente cosa stanno facendo e dove sono. Solamente tenere “on time” tutta la band e la crew è veramente un compito difficile. È come allevare gatti: prendi 50 gatti, mettili in una stanza e prova a dire loro: “tutti da questa parte”. Vedrai che andranno ognuno dove gli pare in direzioni completamente differenti.
Sei nel settore da 40 anni e ovviamente sei molto bravo in quello che fai. Cosa pensi ci voglia per essere un tour manager di successo?
Non si tratta solo di essere bravi in quello che fai, ma anche di essere onesti. Sento storie di tour manager che derubano le loro band e rubano centinaia e centinaia di migliaia di dollari e poi scompaiono.
Ho sentito la storia di un tour manager che ha perso tutti i soldi al gioco d'azzardo e, nel cuore della notte, ha ammucchiato tutti i passaporti della band e della troupe davanti alla porta del cantante, e poi ha lasciato il tour. Nessuno l'ha mai più visto o sentito nominare. Ha anche staccato il telefono. Il management della band e i commercialisti hanno cercato di trovarlo, e non so se ci siano mai riusciti.
Per avere successo, devi assolutamente essere pulito. Non puoi avere problemi con il gioco d'azzardo o problemi con la droga, o cose che ti faranno venire voglia di rubare soldi. Devi fare un buon lavoro e devi essere onesto. Non puoi essere ubriaco, o drogato o cose del genere, devi essere responsabile.
Come dicevo prima, il tour manager deve essere quello responsabile nella stanza, o l'adulto nella stanza dei bambini in ogni momento. Ma devi anche lasciare ai membri della band i propri spazi. Ad esempio, una band con cui ho lavorato era un disastro, bevevano e si drogavano tutto il tempo e rompevano le cose, erano semplicemente fuori controllo. Glielo lasciavo fare perché erano i loro soldi. Non erano i miei soldi a pagare i loro danni. Al loro manager stava bene per cui mi sono detto “ehi, sono i vostri soldi, è la vostra vita, fate come vi pare!”
Anche solo essere sempre in gamba, guardare sempre in avanti e sapere che non si tratta di te. Non si tratta mai di me, si tratta sempre della band. Riguarda sempre lo spettacolo. Nella mia mente, sono in fondo al totem. Tutti gli altri vengono prima di me.
Quindi, come tour manager, a chi rispondi?
Alla band e il loro management. Questi sono i miei due principali riferimenti. Perché il mio lavoro è mantenere la band felice, se hanno un problema, allora devo affrontarlo e rispondere a loro.
Sii sempre gentile con i manager e sii sempre gentile con i contabili, perché hanno anche altre band in gestione. Potrebbero non seguire più questa band domani, ma hanno altre band da mandare in tour, e se gli piaci, lavorerai con le loro altre band.
Ci sono società di management in cui ho lavorato con tre o quattro dei loro altri artisti, a causa di quello che ho fatto per uno dei loro artisti. Stessa cosa con i contabili. Se i tuoi bilanci sono in ordine ed è facile per loro sapere dove sono finiti tutti i soldi, allora ti chiameranno per fare altri tour.
Prima di fare il tour manager ho fatto il contabile in tour molto grandi. Non hai nemmeno a che fare con la band e non hai a che fare con la crew.; tutto quello che fai è solo gestire i soldi. Ovviamente quelli sono tour molto grandi, tour nelle arene e tour negli stadi, festival all'aperto e cose del genere in cui hai a che fare con milioni e milioni di dollari.

Da quanto tempo lavori con i Dream Theater?
Tanto tempo ormai, 21 anni! Ho iniziato nel 2002. Non ricordo che mese fosse (gennaio n.d.r.), ma è stato allora che ho iniziato. Conoscevo il loro manager da molto tempo prima. Mi aveva chiesto più volte di lavorare con loro, ma ero sempre impegnato con altre band e non potevo farlo.
Poi si è creata l’occasione e mi sono detto: “eccomi qui”. È fantastico, non posso credere di essere con questi ragazzi ormai da 21 anni.
È fantastico veramente, ancora più bello il fatto che il tuo rapporto di lavoro con la band sia ancora in corso. Qual è uno dei tuoi tour preferiti tra quelli fatti con i Dream Theater?
Abbiamo fatto così tante cose interessanti… siamo stati in tour con gli Iron Maiden, siamo stati in tour con gli Yes. Sono stato in giro per il mondo un centinaio di volte, così difficile anche solo da immaginare. Ho le mie città preferite, il mio posto preferito per mangiare e il mio posto preferito per fare acquisti; insomma, tutto questo genere di cose.
Quindi che consiglio hai per chiunque voglia lavorare nell'industria musicale, non come artista, ma più dietro le quinte?
Mi capita spesso che altri assistenti di produzione vogliano passare al livello successivo e diventare tour managers. Purtroppo, molti di loro pensano che tutto ciò che faccio è andare in giro e fare festa con le band, quindi la loro idea è completamente sbagliata rispetto alla realtà. Non sanno che staranno in piedi per ore o correranno avanti e indietro tutto il giorno, e anche la notte. Io consiglio loro, per avere successo, di assicurarsi di essere bravi nella pianificazione, nella contabilità e soprattutto di essere persone socievoli perché si ha sempre a che fare con persone diverse. Ci sono alcuni tour manager in giro che odiano tutti, e sono odiati da tutti. Bisogna cercare di non essere mai uno di quelli! Anche a me capita, magari quando non dormi per un paio di giorni, di esserlo…
Per fare questo lavoro devi conoscere bene ciò che devi fare perché è quello che la gente si aspetta da te. Se non puoi fare una cosa meglio dire subito: “Non posso farlo, è al di là di ciò di cui sono capace in questo momento”.
Per la nostra ultima domanda, che consiglio daresti a qualcuno che vuole scrivere un libro? Persone che hanno storie come te, ma forse non hanno alcuna esperienza di scrittura.
Non avevo mai scritto un libro prima. Non avevo idea di cosa stessi facendo il primo giorno. È stato divertente, in realtà mi sono seduto al mio computer per iniziare a scrivere e ho pensato: “…non so nemmeno come iniziare”. Magari con: "Era una fredda notte di pioggia…", sai, non sapevo davvero da dove cominciare. In realtà ho cambiato il primo paragrafo probabilmente dozzine di volte e probabilmente non ne sono ancora soddisfatto, ma è migliorato.
Ed è ancora più difficile andare avanti, ma una volta che lo fai tiri fuori tutto. Quindi puoi tornare indietro e correggerti da solo. All'inizio c'erano tutti i tipi di errori di punteggiatura e di ortografia perché stavo solo digitando quello che mi veniva in mente. Stavo scrivendo, ricordando quell'incidente, e stavo solo digitando, digitando, digitando…
Poi ho iniziato a documentarmi su come scrivere un libro. Dicono sempre di avere tre persone che leggono il tuo libro e apportano correzioni, perché puoi perdere facilmente le cose. Quindi l'ho fatto leggere a tre persone diverse, una di loro era un insegnante di inglese al liceo. Le ho mandato una bozza e le ho detto “Non essere gentile con me. Voglio sapere se è sbagliato”; e lei l'ha rispedita con tutti i segni rossi e i cerchi rossi, proprio come faceva quando eravamo a scuola.
Alla fine, il mio consiglio è di farlo: scrivi il tuo libro, potrebbe fare schifo ma, sai cosa? Anche se alla fine non ne esce niente, almeno l'hai tirato fuori. È tuo, se ti rende felice fallo e basta.

Note finali dal traduttore:
Ho cercato di rendere scorrevole il più possibile la traduzione andando, in alcuni punti, ad aggiungere frasi o concetti non resi nell’intervista originale; soprattutto per dare modo al lettore di addentrarsi meglio nel mondo e nella vita di un tour manager.
Conosco personalmente Rikk Feulner dal secondo giorno in cui ha lavorato con i Dream Theater (Londra 26 gennaio 2002, seconda data del World Tourbulence Tour). Il suo arrivo all’interno della famiglia Dream Theater ha scombussolato inizialmente tutte le abitudini di noi responsabili dei vari fan clubs in giro per il mondo. Non nego che all’inizio ci sembrò di essere più vincolati in tante cose rispetto a prima e il primo soprannome dato a Rikk era abbastanza iconico (non lo rivelerò neanche sotto la minaccia della flotta imperiale). Poi però la conoscenza e la fiducia reciproca fecero passi da gigante e trovammo un approccio molto più “ordinato” e professionale rispetto a prima con anche tanti nuovi risultati a favore di tutti i nostri soci iscritti.
Ricordo ancora, nonostante i mille impegni e le mille difficoltà di quel giorno, il buon Rikk metterci l’anima insieme al suo production manager, per organizzare, in quel di Andria, il momento e la stanza in cui noi, staff dell’Italian Dreamers, quasi al completo, comunicammo alla band al completo, la nostra volontà di dire stop alle nostre attività come Fan Club Ufficiale dopo 15 anni. Era un momento particolare e Rikk rese tutto perfetto e indimenticabile.
Da quel giorno, nonostante tutto lo staff sia andato “off-duties”, il trattamento nei nostri confronti è sempre stato di grande stima e rispetto reciproci. Le occasioni per rivedersi durante i tour dei Dream Theater in Italia (e non solo) non sono mai mancate e spesso ci si trova a parlare delle cose più disparate, passioni e gusti personali o semplicemente episodi di vita.
Ho scoperto del libro proprio tramite Rikk qualche mese fa durante una di queste occasioni, quando non era ancora stato pubblicato. L’argomento del nostro discorso era: “olio d’oliva” e tra una latta di olio e un consiglio per l’uso mi chiese se poteva inviarmi una copia del suo libro. La mia reazione fu di completo stupore perché mai mi sarei aspettato da Rikk un libro anche se il desiderio di leggere qualcosa che non conoscevo mi ha subito catturato.
Ho letto tutto il libro e posso dire con certezza di avere individuato i capitoli relativi alle storie dei Dream Theater vissuti nel mondo immaginario dai “Cherry Thieves”. Voi, se potete, leggetevi il libro e lasciate vagare la vostra immaginazione, sarà sicuramente un bellissimo viaggio in un mondo affascinante.
Fatevi un bel regalo da portare in vacanza sotto l’ombrellone e se capitate dalle parti di Rimini fatevi sentire!
Dimenticavo… quali sono gli episodi del libro riconducibili ai Dream Theater? Ve lo dico… la prossima volta!!!
Buona lettura e… mi raccomando
Petrus
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